Per diventare osteopati in Italia è necessario intraprendere corsi part-time o full-time nelle scuole di osteopatia (private) operanti nel settore. L’accesso all’ordinamento a tempo pieno oppure a quello a tempo parziale è determinato dai requisiti in possesso del candidato.
La mancanza di uno status giuridico forte è stata la causa di un acceso dibattito all’interno del mondo osteopatico italiano ma anche tra gli osteopati e altre categorie professionali. Centrale è il tema del riconoscimento legale della professione e, più in generale, della sua regolamentazione. In Italia l’osteopatia non ha goduto di alcun riconoscimento fino alla fine del 2017, nonostante l’OMS, già nel novembre 2010, avesse pubblicato i parametri di riferimento per la formazione in osteopatia sancendo de facto l’osteopatia come disciplina medica complementare.
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In Europa
Attualmente la normativa di riferimento a livello europeo e mondiale (comunque non cogente) è rappresentata dalle Linee Guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il recepimento di tale normativa tra i vari Paesi europei non è stato omogeneo.
A livello europeo è in atto un percorso di convergenza delle normative nazionali in ambito osteopatico ad opera del CEN (European Committee for Standardization), al cui tavolo siedono tutti gli enti unici nazionali di normazione (per l’Italia, l’UNI). Le Disposizioni per i Servizi Sanitari Osteopatici spiegano chiaramente:
L’osteopatia è una disciplina sanitaria di primo contatto e centrata sul paziente, che sottolinea l’interrelazione tra struttura e funzione all’interno del corpo, facilita la capacità di auto-guarigione innata dell’organismo e promuove un approccio rivolto alla totalità della persona in tutti i campi della salute e del sano sviluppo, soprattutto tramite la pratica del trattamento manuale. Ai pazienti che scelgono il trattamento osteopatico deve essere garantita l’erogazione di servizi secondo criteri qualitativi e normativi uniformi. I presenti criteri normativi riguardano i servizi della diagnosi, del trattamento e della cura osteopatici. Essi aspirano a imporre una normativa che stabilisca criteri di elevata qualità per la pratica clinica, la formazione, la sicurezza e la deontologia, allo scopo di tutelare i pazienti.
Tale normativa ha l’obiettivo di descrivere le abilità e le competenze che deve avere un osteopata in conformità al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF): un quadro comune europeo di riferimento che mette in relazione tra loro i sistemi di qualificazione dei Paesi europei, di discipline diverse e dei diversi titoli di studio. Lo scopo è specificare “i requisiti e le raccomandazioni relative all’erogazione di assistenza sanitaria, alle strutture ed equipaggiamento, ai criteri formativi e deontologici idonei ad una buona pratica dell’osteopatia”. La norma, di conseguenza, delinea anche i modelli di insegnamento e di formazione ammessi: part-time e full-time, appunto. All’interno degli 8 livelli previsti nell’EQF, le abilità del professionista osteopata si collocano al livello 7, così come le competenze acquisite (v. schema).
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In Italia
Nonostante lo storico ritardo, negli ultimi anni sono stati compiuti importanti passi avanti e il riconoscimento dell’osteopatia è sempre stato un tema presente all’interno dell’agenda politica.
Nel corso del 2017 l’iter parlamentare si è velocizzato e il 22 dicembre il Disegno di legge n. 1324 a firma del Ministro Lorenzin che, tra le altre cose, mira a riordinare la professione inserendola tra quelle sanitarie, viene definitivamente approvato diventando legge dello Stato. L’osteopatia è ufficialmente riconosciuta! Il Parlamento ha così stabilito che l’osteopatia è una delle professioni sanitarie. Molti sono gli aspetti da chiarire ma è stato sancito un fatto dal quale non si potrà tornare indietro.
A questo link potete visionare l’intero iter parlamentare e i relativi documenti
Per arrivare a questo risultato c’è stata una grande mobilitazione di osteopati, pazienti e professionisti della salute, è stata spinta una campagna di sensibilizzazione a suon di hastag #osteopatiriconosciuti ed è servita molta pazienza per il lungo iter parlamentare. Ora si apre la partita dei decreti attuativi e della sanatoria per tutti gli osteopati che già operano sul territorio nazionale con un titolo pre legge Lorenzin.
Secondo l’art. 7 (Individuazione e istituzione delle professioni sanitarie dell’osteopata e del chiropratico), quello che fa riferimento specificatamente all’osteopatia come professione sanitaria, servirà attendere per capire quale saranno le core competence tipiche dell’osteopatia. Vanno definite quindi le competenze, il percorso formativo nei suoi dettagli e le varie equipollenze tra i titoli.
Con accordo stipulato in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti l’ambito di attività e le funzioni caratterizzanti le professioni dell’osteopata e del chiropratico, i criteri di valutazione dell’esperienza professionale nonché i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, sono definiti l’ordinamento didattico della formazione universitaria in osteopatia e in chiropratica nonché gli eventuali percorsi formativi integrativi.
Sarà invece l’art. 6 (Modifica dell’articolo 5 della legge 1° febbraio 2006, n. 43) a descrivere il percorso necessario per il riconoscimento delle professioni sanitarie fermo restando che la definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni sanitarie avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse.
Finalmente, il 24 giugno 2021 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto del Presidente della Repubblica circa l’istituzione della professione sanitaria dell’osteopata. Il DPR recepisce l’accordo del 2020 tra Governo e Regioni sulla definizione del profilo professionale dell’osteopata e previsto dalla legge “Lorenzin” n. 3 del 2018.
Tanti gli aspetti ancora da chiarire (la definizione dei programmi di studi, l’istituzione del corso di laurea, la valutazione delle carriere e dei titoli degli osteopati già in attività) ma si tratta comunque di una giornata importante per la nostra professione e per tutto il mondo dell’osteopatia.